Non c’è nulla di male, nonostante tutto, a credere. Ad avere fede, nonostante gli schiaffi in faccia, agli amori finiti, alle visioni di vita che si trasformano, si stravolgono a distanza di mesi, di pari passo alle persone che inevitabilmente cambiano quando, in realtà, hanno solo più ferite. Quelle dell’anima che sono sempre pronte a riaprirsi e a piangere sangue, goccia dopo goccia che si mescola con i mille pensieri, con le parole che si perdono nella giornata. Come si fa a non credere al rumore delle onde del mare, ai silenzi che possono essere più assordanti di qualsiasi grido, di qualsiasi parola urlata, ai viaggi alla scoperta di qualche posto sperduto che porta sempre a ritrovarsi. E come si fa, nonostante tutto, a non credere ai colpi di fulmine inaspettati ed imparare a lasciarsi andare quando è il momento. A non vendicarsi, ma saper aspettare tanto è sempre e solo questione di karma, di ruote che prima o poi girano. Come si fa, però, a non credere nel perdono senza dimenticare, agli sguardi che si incontrano dopo anni ed è tutto come la prima volta, semplicemente amore, e che ci siano persone collegate, talmente connesse, da non lasciarsi mai. Come si fa a non credere tanto da sperare che qualsiasi cosa sia possibile. Nonostante tutto.
E credo anche che la sintesi della mia vita sia una: essere la persona giusta nel momento sbagliato o la persona sbagliata nel momento giusto. Nonostante tutto credo che non ci sia niente di meglio di una chiacchierata tra amiche, di un buon bicchiere di vino, bianco, e di un abito lungo in maglia a righe con le Converse, così semplice ma così magnetico. E, appunto, credo nella semplicità delle piccole cose e negli abbracci e nei baci rubati, nei messaggi inaspettati e nelle persone capaci di sorprenderti con poche parole. Credo nell’immaginazione, quella che ti porta a sognare, a guardare avanti, a essere determinati, ad avere speranza e non avere rimpianti. Nemmeno il rimpianto di arrivare puntuale alla prova costume. A proposito, dicono che le torte fanno ingrassare. Ma io a questo non ci credo. O meglio è una di quelle cose a cui non piace crederci. E se anche voi siete come me, che ne dite di affogare le dita nel burro, nella farina e nello zucchero?
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