L’amicizia tra uomo e una donna non esiste. Così dicono.
Ho poche amiche donne, credo un paio. Non di più e sono quelle che sento tutti i giorni, quelle con cui posso ridere, essere scoglionata, essere come mi va. E mi diverto pure con loro, soprattutto in quelle serate spensierate in un sabato sera qualunque passato tra risate e moscato (a volte un po’ troppo). Sono tre, non di più. Non ho mai sentito il bisogno di averne tante, non so perchè. Ho però tanti amici maschi. Ci parlo di tutto, pure di moda, creme e capelli, per dire. Di elisir di bellezza che gli faccio provare. E mi piace ascoltare i loro discorsi, anche quelli di calcio o di basket tanto che con il tempo sono arrivata a capire cosa sia un fuorigioco o un terzo tempo. Per sfinimento, credo. Poi il fatto che ridono, ridono semplice. Per nulla. Se ci litighi dopo due minuti se lo dimenticano, come se gli rispondi male (e a me capita spesso). Per le donne è un po’ diverso: quelli che vedete al dito non sono anelli, ma sono nodi: prima o poi, puoi giurarci, te la faranno pagare. Non dimentichiamo – e mi ci metto in mezzo anche io. Poi se a un amico maschio gli dici di andare al cinema a vedere un film horror, non è che si rifiutano. Ci vengono anche se non ne hanno voglia, anche se il genere non lo amano per niente e magari chiudono gli occhi durante le scene più cruente, mentre tu continui a mangiare tranquillamente i pop corn e poi a sorseggiare Coca Cola come fosse una tisana. Non lo fanno notare però, mai. Sono uomini. Ma quello che mi piace di più quando ci parlo è che quando sei davanti a loro quasi in lacrime a confidarti sull’ultima relazione che naufraga (l’ennesima), a differenza di un’amica donna che dalle 9 della mattina fino alle 10 (della mattina del giorno dopo) parla sempre lei, elencandoti tutte le sue esperienze passate appena hai pronunciato “ho un problema con …“, studiando strategie d’attacco – che devi obbligatoriamente seguire punto per punto – per controllarlo e/o vendicarsi basato su il visualizzato di whatsapp, su chiamate non fatte, su indagini su Facebook con tanto di incroci investigativi con addirittura prove del dna per scoprire se quella macchia sulla camicia là sia rossetto e non – ovviamente – vino rosso, un amico uomo dopo averti ascoltato fino a quando non ti sei sfogata del tutto per minimo 3 ore – sottolineo senza interrompere – in 5 secondi ti dice poche e semplici parole: “Stai a rosicà eh, Cancellotti?“. E finisce tutto così, a ridere per non piangere.
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