Ci sono coppie strane. Talmente strane che nel momento in cui la storia finisce, continuano a procedere nella stessa direzione piuttosto che dirsi, non dico “addio“, ma “ciao, è stato bello” agli incroci. Un percorso che se prima era insieme, magari abbracciati o mano nella mano, ora è a distanza, non molta: quel tanto che basta per ostacolarsi a vicenda, per avere soddisfazione nel vedere l’altro cadere. Comincia una guerra dove, il più delle volte, tutto è pretesto e motivo di litigio, con Facebook che è una sorta di tribunale dell’Inquisizione di cose non dette, non fatte, di emozioni sopite e risvegliate che hanno però quell’accecante sfumatura dell’odio. E funziona a colpi di mi piace. Manco fossero divorzi veri e propri dopo anni e anni di nozze, a volte si parla di una storia consumata in pochi mesi. E di quello che di travolgente c’è stato non si ricorda nulla, riposto in uno dei cassetti della memoria e poi chiuso a chiave. Un doppio giro e forse un terzo. Si comincia così una lotta fatta di ragioni, di frasi fatte, di testi di canzoni ripresi con messaggi nascosti che saranno non capiti e poi fraintesi. Così, quasi non volendo, si accartoccia il passato come fosse una copia sbaffata di inchiostro, uscita da una stampante. Ma invece di buttarla dietro alle spalle, quella carta si tiene in mano e si comincia a strappare piano piano, lentamente per logorarla(ci). Una striscia dietro l’altra. Fino a quando non rimane nient’altro che un piccolo brandello in mano. Per terra una montagna di pezzi di carta – e di cuore – che prima o poi saranno trascinati via, dal vento. Solo questo resta di quello che una volta era stato amore. Che sarà presto dimenticato una volta lasciato andare anche quel pezzetto di carta. Senza che ci sia più nulla, nessun ricordo, nessun sentimento.
Quando succede questo, siamo tutti coinvolti in questa relazione: quando i sentimenti infatti vengono trasportati in una dimensione social diventano un po’ di tutti. E così, magari ogni giorno, neanche a volerlo, si leggono messaggi subliminali, scritti pensando che il senso lo capisca solo il diretto interessato. Ecco vorrei dire che non è esattamente così: non siete Dan Brown e quello stato non è il “Codice da Vinci”. E’ più una Settimana Enigmistica in cui conosciamo tutte le risposte fino a riempire tutte le caselle bianche sia orizzontali che verticali, con in mezzo pochi buchi neri. E il bello è che noi non vogliamo manco giocarci, siamo costretti. Per dire, che quello che sta succedendo è chiaro agli amici, agli amici degli amici, ai conoscenti degli amici degli amici, al cugino del conoscente degli amici degli amici. A tutti, insomma. Tranne, forse, a voi.
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5 Commenti
Tutto vero! Spesso i social si trasformano in “muri del pianto”
Travel and Fashion Tips
Nice post! XX
E il bello è quando le coppie di questo genere si lasciano e ripigliano come i petali di una margherita durante il “m’ama non m’ama”!
Vittoria from 5 IN THE MORNING
http://vittoriafiveinthemorning.blogspot.it/2014/01/voglio-anche-io-un-cappotto-rosa.html
Que bella 🙂
Proprio l’altra sera stavo dicendo la stessa cosa ad una mia amica….il problema dei social network è l’uso,sbagliato,che ne fanno le persone,ormai si parla solo tramite status su facebook sperando che l’altra/o capisca e il più delle volte non succede,possibile che siamo arrivati a questo punto????ma una bella chiacchierata di fronte ad una tazza di caffè?????