Abbiamo poco tempo per tutto. Per le cose semplici, troppo prese a rispondere a una email, a un messaggio o una telefonata, preceduta dalla solita domanda “Chi sarà?” dopo aver guardato il display con il numero sconosciuto. Telefonata che poi non è mai di chi realmente vorresti. Troppo prese anche semplicemente per ascoltare le musica, le parole di una canzone che sono quelle il più delle volte a dare spesso il senso di un attimo, un istante. Canzoni che parlano per noi tra i nostri silenzi, le frasi non dette che rimangono là ferme in gola. Prendersi e lasciarsi, riprendersi. Fidarsi più di quello che vogliamo che degli altri. Almeno provarci una volta ogni tanto a mettere da parte foto, libri e teorie su quel sarà, interpretazioni e detrologie inutili che poi tanto, alla fine, “domani è un altro giorno”. Siamo travolteda mille pensieri, dalle novità, dal lavoro, dalla voglia di imparare, anche a cucinare. Di metterci tra i fornelli e diventare brave a preparare la pasta fatta in casa o la pizza. Del resto noi italiani siamo famosi per questo. Che poi nessuno ha mai partecipato a Masterchef presentandosi con la ricetta del come “ impostare il microonde di 5 minuti” per il piatto pronto. Così la domenica oltre il profumo di fiori comprati come sempre e messi in un vaso, con la radio accesa, impastare e creare e fare e sentire la farina tra le dita manco fosse sabbia cominciamo a vederla come una dimensione fatta per noi. “Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo?” . Tre sveglie alla mattina: una alle 6.30, una alle 6.45 e una alle 7, perché i risvegli dovrebbero essere lenti, intensi, con la luce del sole che entra dalle tapparelle. E con un messaggio inviato da lui la sera prima, nel cuore della notte, per darti il buongiorno. E la frase che divide uomini e uomini: “Sto con te stasera perchè voglio che ci sia un domani“. (Segnate uomini, che quel che contano sono le piccole cose. Sempre).
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