Perché non hai un fotografo? Bella domanda. Una domanda che poi torna costantemente. Potrei dare circa un milione di spiegazioni, credo. Ma comincerò dalla più scontata: perché mi piace la normalità. E credo che la forza di un blog – o meglio di un fashion blog o un lifestyle blog o come diamine volete intendere Glamour Marmalade – sia quello dell’assoluta verità, soprattutto estetica. Ecco qui il punto: io sono imperfetta. Levatemi quella luce, i flash, il Photoshop usato troppo e il più delle volte troppo male, non siamo sulle pagine patinate di una rivista di moda e non c’è tempo per “sperimentare”. Datemi le mie mani da pallavolista in pensione tozze, le mie gambe troppo magre e la cellulite che c’è (e si vede). Che poi è la cosa più democratica che esista se ci pensate bene: colpisce tutte indistintamente. Non ho un muscolo e quando rido chiudo gli occhi e spesso piango. Succede per la gioia o per l’imbarazzo. Infatti, se non mi sento a mio agio, mi vergogno e finisce che su 3mila scatti me ne piacciono circa 3 che, puntualmente, non piacciono a chi mi ha immortalato . Mah. E se gli dici “non mi piace”, se la prendono manco si credessero La Chapelle.
Così cavalletto in spalla e via. Le location nemmeno vi piacciono? Succede. Ma chi diamine si ritrova in posti e luoghi fantastici ogni giorno tra gli impegni di lavoro, di amici e quelli del cuore? Suvvia. Ecco spiegato perché non voglio un fotografo che mi dica come mettermi, in che posizione, dove, che faccia sparire i miei difetti, che mi renda “perfetta”, mi indichi le espressioni più “artistiche”, quelle più sensuali, quelle più… più tutto. Ma in tutto questo dove sono? Mi perdo. Non mi trovo. Io voglio la mia cellulite, tutto qua.
Che in un mondo in cui tutti si professano “fotografi” e mai appassionati di fotografia, solo per avere una Nikon in mano con tanto di obiettivo o i filtri di Instagram, credo che uno scatto abbia un senso quando dica la verità. E la verità sta in quello che viene ritratto, non in quella dimensione soggettiva del fotografo. Quello che dovrebbe riuscire a cogliere è l’anima di ciò che gli sta lì davanti. Anche sulle riviste non è così? Sfogliate Vogue e quello che ne emerge è sì uno stile del fotografo ma l’anima, quella sensazione di estro, è dello stilista. E’ un racconto. Ecco i fotografi sono i narratori di libri di favole “vere”, scritte per immagini; quelle immagini che in pochi riescono a vedere. Sarebbe meglio chiamarle emozioni che il fotografo non solo riesce a leggerle ma le porta in superficie. E sapete quando mi è venuta in mente questa cosa qua? A vedere #MetbyTestino. Se no tutto rimane lì, in una dimensione soggettiva, in una misera lezione di maniera. In una parola, per fare i fotografi non bisogna essere egoisti. Ce ne sono di veri in natura – pochi – ma ce ne sono. Perciò fino a quando non avrò una persona che capisca me e Glamour Marmalade, non avrò un fotografo. Accontentatevi dei miei sforzi.
(Se volete questo chiamatelo elogio all’imperfezione, un po’ la mia e anche la vostra.
Che se Glamour Marmalade ha un senso è quello di dire la verità, anche quella che non vorremmo sentirci dire. Quella che ci racconteremmo davanti a un thè bollente o uno spritz come fanno le amiche di una vita, intorno a un tavolo o sedute sul letto. Nient’altro che noi. Per prepararci a una serata di pianti e abbracci per una storia che muore o di confessioni per un amore che nasce, di serate a base di vodka o rum, di minigonne e di tacchi alti che saranno lasciati lì sul pavimento al ritorno a casa. Come sempre all’alba).
Sandals: Jessica Buurman
Skirt and t-shirt: Romwe
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